Ciao a tutti! <3
Come state? Spero di trovarvi in forma e che stia andando tutto bene! <3
Dopo settimane di silenzio (per le quali mi scuso moltissimo: ho avuto non so quante cose da fare - trovate le ultime novità su Instagram - e il tempo per leggere per bene cose si è ristretto in maniera esponenziale), torno qui sul blog per parlarvi di una trilogia che ho concluso proprio in questi ultimi giorni e che, beh, nel complesso si è rivelata essere molto più di ciò che mi aspettavo. Quindi, senza ulteriori indugi, vi lascio alla recensione. Buona lettura! <3
Titolo(i):
#1 Timekeeper
#2 Chainbreaker
#3 Firestarter
Autore: Tara Sim
Editore: Sky Pony Press
Periodo di pubblicazione: 2016 - 2019
Prezzo: $ 18,99 (a libro, copertina rigida)
Genere: Urban fantasy, steampunk
Trama: (tradotta da me; solo del primo volume) Un mondo vittoriano alternativo controllato da torri d'orologi, in cui un orologio danneggiato può fratturare il tempo - e uno distrutto può stopparlo completamente.
Un meccanico prodigio che sa riparare non soltanto orologi ma anche il tempo stesso, determinato a salvare suo padre da una città Stoppata.
Una serie di misteriosi bombardamenti che potrebbero mettere a repentaglio tutta l'Inghilterra.
Un ragazzo che darebbe tutto per rivivere il proprio passato e uno che darebbe tutto per vivere.
Una storia d'amore che scuoterà le fondamenta stesse del tempo.
Recensione: Sarò estremamente sincera: quando ho iniziato questa trilogia, non avrei mai immaginato che l'avrei amata così tanto e così profondamente. In un modo inteso che da un po' non mi capitava. L'ho iniziata perché avevo sentito che univa Londra vittoriana, elementi steampunk e relazione LGBTQ+. Posso assicurarvi che ci sono tutti. Il come però siano amalgamati, presentati, descritti e uniti, beh... E' tutto un altro paio di maniche.
Ci sono sicuramente elementi molto positivi, a mio parere: l'idea di base (il fatto che il mondo sia governato letteralmente dal tempo e, soprattutto, da torri che controllano il tempo stesso, facendo il bello e il cattivo tempo), il susseguirsi degli eventi e il loro ritmo, I COLPI DI SCENA (giuro che a ogni cambio repentino di eventi e sorti mi preoccupavo in maniera micidiale per i personaggi - povera me e il mio cuore da madre adottiva di personaggi inesistenti) e lo stile pulito dell'autrice sono alcuni dei punti che più mi hanno elettrizzata e tenuta incollata alle pagine.
Questo soprattutto per Chainbreaker e Firestarter: mentre Timekeeper fa un po' da (estremamente lunga) introduzione a tutta la vicenda (in un modo alquanto piatto, senza suspense, senza niente che davvero incuriosisca; questo almeno per la mia esperienza di lettura), il secondo e il terzo volume sono di qualità nettamente migliore: pieni di vita, di colpi di scena improvvisi, molti dei quali ben fatti e altri che, invece, se solo avessi potuto, sarei entrata nel libro per dare una botta in testa ai personaggi per le decisioni (a volte estremamente stupide, avventate e fuori luogo, a parer mio) che prendono. Scherzi a parte, il secondo e il terzo libro sono un costante crescendo, pieni di tensione, di nuove informazioni per capire cosa si celi dietro ad alcuni fatti che modificano profondamente l'avventura dei vari protagonisti, di emozioni e tante cose dolorose (dirò solo una cosa: COLTON. Poi vado a piangere in un angolo) per più motivi che, nel complesso, creano una storia davvero originale, accattivante e viva (per tanti aspetti, non per tutti).
Passando invece alle cose che mi hanno fatto storcere il naso, vi avverto che potrebbero sembrare tante. Dal mio punto di vista e dalla mia esperienza di lettura, invece, posso assicurarvi che non sono moltissimi e che, nonostante siano presenti, non hanno rovinato la trilogia nel suo complesso (menomale ;)).
Una delle cose che mi ha lasciato l'amaro in bocca è stato il fatto che, nonostante la storia si sviluppi in tre libri e nell'arco di un bel po' di mesi, i personaggi non subiscano una crescita, un cambiamento che li arricchisca e che possa definirsi tale (forse Daphe - la mia piccola bambina preziosa - è la sola che si salva da questo discorso), che li porti a imparare, a capire se stessi un po' di più e a cambiare il rapporto che hanno con il mondo. I personaggi che troviamo nel primo capitolo sono quasi del tutto identici a quelli che ritroviamo alla fine, con varianti che, teoricamente, ci sono state ma delle quali non si vede alcuna conseguenza effettiva.
Altra cosa che mi ha amareggiata (e questa è un po' più grave) è il fatto che, spesso, le vicende portano i personaggi a punti in cui dovrebbe essere molto difficile trovare una soluzione che possa aiutarli a far tornare il vento dalla loro parte. E fin qui, tutto bene: gli ostacoli in una storia, se ben fatti, per come la vedo io, servono ad arricchirla e a portare crescite e consapevolezze (in questa trilogia non completamente). Il problema è che la soluzione arriva sempre, SEMPRE, quasi al primo colpo, senza brio, senza tensione (è vero che la storia è piena di tensione, ma questa, a mio parere, viene meno in circostanze simili), facendo scemare il pathos e togliendo un po' di gusto a tutto.
Ultimo punto che mi ha dato da pensare riguarda la coppia principale. Nonostante li shippi e li trovi altamente adorabili, ci credete se vi dico che non ho capito come si sono innamorati? Vi assicuro che, per tutti e tre i libri, quando ho avuto a che fare con questi due, la mia domanda costante è stata: Ok, provano quel che provano. Ma come diamine hanno fatto ad arrivare a quel punto?!. Ammetto che a volte, senza volerlo, tendo a essere alquanto dura di comprendonio. Ma con questa coppia vi assicuro che proprio non credo di aver visto un effettivo cambiamento nel modo di rapportarsi dei personaggi coinvolti, non ho capito cosa ha fatto scattare la scintilla, cosa li ha portati a provare determinati sentimenti. Questa mancanza, questo buco (perché per me il come questa coppia si sia innamorata è un buco nero, una mancanza di informazioni, di scene, gesti, parole, o qualsiasi altra cosa volete) l'ho sentito per tutti e tre i libri. Specie perché la coppia in questione non fa molti passi in avanti, non matura: come i personaggi, rimane alquanto stagnante. Questo a parte, loro due sono dolcissimi e io vado a piangere in un angolino (mentre la mia testa grida COLTON per la seconda volta, piena di dolore per il suo bambino tanto amato).
Tornando agli aspetti positivi, e all'ultimo punto della recensione, vorrei fermarmi un attimo su un tema che mi ha profondamente colpita. Non so se è il tema principale, se è secondario, se l'autrice abbia pensato davvero di inserirlo o meno nella storia. Fatto sta che mi ha devastata e che mi ha dato tantissimo da pensare.
Non parlerò delle figure femminili e di ciò che rappresentano: non me la sento perché butterei fuori tutta la rabbia che esperienze simili a quelle che i personaggi femminili di questa storia vivono mi fanno provare (Londra di fine Ottocento: penso possiate comprendere a cosa sto alludendo). Preferisco spostarmi su un'altra cosa che, per questi libri, si è presa un posto speciale nel mio cuore.
In questa trilogia, più volte i personaggi si ritrovano davanti a figure che cercano di forzare gli altri a vedere il mondo come lo vedono loro, a imporre il loro punto di vista senza accettare altre opinioni, senza neppure prendersi la briga di ascoltare almeno per un secondo una prospettiva diversa dalla propria. E questa loro convinzione è talmente forte e crudele che spesso li porta a forzare (a volte persino letteralmente) le persone che sono loro "contrarie" per farle arrivare dalla loro parte, togliendo loro la libertà di scelta, minacciandole solo perché hanno un'opinione diversa dalla propria perché vogliono a tutti i costi raggiungere i propri fini. Molti dei personaggi vivono una cosa del genere (Daniel, Colton, Daphe), chi in modo indiretto e chi, invece, addirittura sulla propria pelle. Ciò che più mi ha colpita è come l'autrice abbia scritto di questo: come il suo stile delicato, fluido, semplice, sia stato capace di farmi vedere, di farmi sentire tutto fin dentro le ossa, in un modo talmente disarmante e doloroso che, a volte, ho dovuto fermare la lettura per riprendermi dall'ondata di emozioni. E' un tema che passa attraverso vari punti di vista, attraverso luoghi, situazioni e persone differenti su cui mi sono ritrovata molto spesso a pensare dopo aver concluso la trilogia.
Trilogia che, nel complesso, è davvero buona, ve lo posso assicurare: non fatevi intimidire dai lati che mi sono piaciuti meno (anche perché sono solo piccole parti dell'insieme eterogeneo che compone questa storia *^*). Credo che potreste darle una possibilità se cercate qualcosa di nuovo, di semplice, che possa tenervi compagnia per un po', magari ritagliandosi un piccolo posticino dentro di voi (come ha fatto con me :3).
Storia consigliata? Direi proprio di sì!
Con questo, la sottoscritta vi saluta qui, augurandovi una buona giornata e sperando davvero di avervi messo una piccola pulce nell'orecchio ;). Fatemi sapere, ci conto! <3
Ci sentiamo presto :D. Grazie per tutto! <3
Un bacione, Letizia <3
Dopo settimane di silenzio (per le quali mi scuso moltissimo: ho avuto non so quante cose da fare - trovate le ultime novità su Instagram - e il tempo per leggere per bene cose si è ristretto in maniera esponenziale), torno qui sul blog per parlarvi di una trilogia che ho concluso proprio in questi ultimi giorni e che, beh, nel complesso si è rivelata essere molto più di ciò che mi aspettavo. Quindi, senza ulteriori indugi, vi lascio alla recensione. Buona lettura! <3
Titolo(i):
#1 Timekeeper
#2 Chainbreaker
#3 Firestarter
Autore: Tara Sim
Editore: Sky Pony Press
Periodo di pubblicazione: 2016 - 2019
Prezzo: $ 18,99 (a libro, copertina rigida)
Genere: Urban fantasy, steampunk
Trama: (tradotta da me; solo del primo volume) Un mondo vittoriano alternativo controllato da torri d'orologi, in cui un orologio danneggiato può fratturare il tempo - e uno distrutto può stopparlo completamente.
Un meccanico prodigio che sa riparare non soltanto orologi ma anche il tempo stesso, determinato a salvare suo padre da una città Stoppata.
Una serie di misteriosi bombardamenti che potrebbero mettere a repentaglio tutta l'Inghilterra.
Un ragazzo che darebbe tutto per rivivere il proprio passato e uno che darebbe tutto per vivere.
Una storia d'amore che scuoterà le fondamenta stesse del tempo.
Recensione: Sarò estremamente sincera: quando ho iniziato questa trilogia, non avrei mai immaginato che l'avrei amata così tanto e così profondamente. In un modo inteso che da un po' non mi capitava. L'ho iniziata perché avevo sentito che univa Londra vittoriana, elementi steampunk e relazione LGBTQ+. Posso assicurarvi che ci sono tutti. Il come però siano amalgamati, presentati, descritti e uniti, beh... E' tutto un altro paio di maniche.
Ci sono sicuramente elementi molto positivi, a mio parere: l'idea di base (il fatto che il mondo sia governato letteralmente dal tempo e, soprattutto, da torri che controllano il tempo stesso, facendo il bello e il cattivo tempo), il susseguirsi degli eventi e il loro ritmo, I COLPI DI SCENA (giuro che a ogni cambio repentino di eventi e sorti mi preoccupavo in maniera micidiale per i personaggi - povera me e il mio cuore da madre adottiva di personaggi inesistenti) e lo stile pulito dell'autrice sono alcuni dei punti che più mi hanno elettrizzata e tenuta incollata alle pagine.
Questo soprattutto per Chainbreaker e Firestarter: mentre Timekeeper fa un po' da (estremamente lunga) introduzione a tutta la vicenda (in un modo alquanto piatto, senza suspense, senza niente che davvero incuriosisca; questo almeno per la mia esperienza di lettura), il secondo e il terzo volume sono di qualità nettamente migliore: pieni di vita, di colpi di scena improvvisi, molti dei quali ben fatti e altri che, invece, se solo avessi potuto, sarei entrata nel libro per dare una botta in testa ai personaggi per le decisioni (a volte estremamente stupide, avventate e fuori luogo, a parer mio) che prendono. Scherzi a parte, il secondo e il terzo libro sono un costante crescendo, pieni di tensione, di nuove informazioni per capire cosa si celi dietro ad alcuni fatti che modificano profondamente l'avventura dei vari protagonisti, di emozioni e tante cose dolorose (dirò solo una cosa: COLTON. Poi vado a piangere in un angolo) per più motivi che, nel complesso, creano una storia davvero originale, accattivante e viva (per tanti aspetti, non per tutti).
Passando invece alle cose che mi hanno fatto storcere il naso, vi avverto che potrebbero sembrare tante. Dal mio punto di vista e dalla mia esperienza di lettura, invece, posso assicurarvi che non sono moltissimi e che, nonostante siano presenti, non hanno rovinato la trilogia nel suo complesso (menomale ;)).
Una delle cose che mi ha lasciato l'amaro in bocca è stato il fatto che, nonostante la storia si sviluppi in tre libri e nell'arco di un bel po' di mesi, i personaggi non subiscano una crescita, un cambiamento che li arricchisca e che possa definirsi tale (forse Daphe - la mia piccola bambina preziosa - è la sola che si salva da questo discorso), che li porti a imparare, a capire se stessi un po' di più e a cambiare il rapporto che hanno con il mondo. I personaggi che troviamo nel primo capitolo sono quasi del tutto identici a quelli che ritroviamo alla fine, con varianti che, teoricamente, ci sono state ma delle quali non si vede alcuna conseguenza effettiva.
Altra cosa che mi ha amareggiata (e questa è un po' più grave) è il fatto che, spesso, le vicende portano i personaggi a punti in cui dovrebbe essere molto difficile trovare una soluzione che possa aiutarli a far tornare il vento dalla loro parte. E fin qui, tutto bene: gli ostacoli in una storia, se ben fatti, per come la vedo io, servono ad arricchirla e a portare crescite e consapevolezze (in questa trilogia non completamente). Il problema è che la soluzione arriva sempre, SEMPRE, quasi al primo colpo, senza brio, senza tensione (è vero che la storia è piena di tensione, ma questa, a mio parere, viene meno in circostanze simili), facendo scemare il pathos e togliendo un po' di gusto a tutto.
Ultimo punto che mi ha dato da pensare riguarda la coppia principale. Nonostante li shippi e li trovi altamente adorabili, ci credete se vi dico che non ho capito come si sono innamorati? Vi assicuro che, per tutti e tre i libri, quando ho avuto a che fare con questi due, la mia domanda costante è stata: Ok, provano quel che provano. Ma come diamine hanno fatto ad arrivare a quel punto?!. Ammetto che a volte, senza volerlo, tendo a essere alquanto dura di comprendonio. Ma con questa coppia vi assicuro che proprio non credo di aver visto un effettivo cambiamento nel modo di rapportarsi dei personaggi coinvolti, non ho capito cosa ha fatto scattare la scintilla, cosa li ha portati a provare determinati sentimenti. Questa mancanza, questo buco (perché per me il come questa coppia si sia innamorata è un buco nero, una mancanza di informazioni, di scene, gesti, parole, o qualsiasi altra cosa volete) l'ho sentito per tutti e tre i libri. Specie perché la coppia in questione non fa molti passi in avanti, non matura: come i personaggi, rimane alquanto stagnante. Questo a parte, loro due sono dolcissimi e io vado a piangere in un angolino (mentre la mia testa grida COLTON per la seconda volta, piena di dolore per il suo bambino tanto amato).
Tornando agli aspetti positivi, e all'ultimo punto della recensione, vorrei fermarmi un attimo su un tema che mi ha profondamente colpita. Non so se è il tema principale, se è secondario, se l'autrice abbia pensato davvero di inserirlo o meno nella storia. Fatto sta che mi ha devastata e che mi ha dato tantissimo da pensare.
Non parlerò delle figure femminili e di ciò che rappresentano: non me la sento perché butterei fuori tutta la rabbia che esperienze simili a quelle che i personaggi femminili di questa storia vivono mi fanno provare (Londra di fine Ottocento: penso possiate comprendere a cosa sto alludendo). Preferisco spostarmi su un'altra cosa che, per questi libri, si è presa un posto speciale nel mio cuore.
In questa trilogia, più volte i personaggi si ritrovano davanti a figure che cercano di forzare gli altri a vedere il mondo come lo vedono loro, a imporre il loro punto di vista senza accettare altre opinioni, senza neppure prendersi la briga di ascoltare almeno per un secondo una prospettiva diversa dalla propria. E questa loro convinzione è talmente forte e crudele che spesso li porta a forzare (a volte persino letteralmente) le persone che sono loro "contrarie" per farle arrivare dalla loro parte, togliendo loro la libertà di scelta, minacciandole solo perché hanno un'opinione diversa dalla propria perché vogliono a tutti i costi raggiungere i propri fini. Molti dei personaggi vivono una cosa del genere (Daniel, Colton, Daphe), chi in modo indiretto e chi, invece, addirittura sulla propria pelle. Ciò che più mi ha colpita è come l'autrice abbia scritto di questo: come il suo stile delicato, fluido, semplice, sia stato capace di farmi vedere, di farmi sentire tutto fin dentro le ossa, in un modo talmente disarmante e doloroso che, a volte, ho dovuto fermare la lettura per riprendermi dall'ondata di emozioni. E' un tema che passa attraverso vari punti di vista, attraverso luoghi, situazioni e persone differenti su cui mi sono ritrovata molto spesso a pensare dopo aver concluso la trilogia.
Trilogia che, nel complesso, è davvero buona, ve lo posso assicurare: non fatevi intimidire dai lati che mi sono piaciuti meno (anche perché sono solo piccole parti dell'insieme eterogeneo che compone questa storia *^*). Credo che potreste darle una possibilità se cercate qualcosa di nuovo, di semplice, che possa tenervi compagnia per un po', magari ritagliandosi un piccolo posticino dentro di voi (come ha fatto con me :3).
Storia consigliata? Direi proprio di sì!
Voto:
Con questo, la sottoscritta vi saluta qui, augurandovi una buona giornata e sperando davvero di avervi messo una piccola pulce nell'orecchio ;). Fatemi sapere, ci conto! <3
Ci sentiamo presto :D. Grazie per tutto! <3
Un bacione, Letizia <3
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